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Arco Felice Vecchio

Arco Felice, piccola frazione del Comune di Pozzuoli, deve il suo nome ad un meraviglioso monumento romano costruito nel I secolo d.C. su commissione dell’ultimo imperatore della dinastia flavia Tito Flavio Domiziano: l’Arco Felice Vecchio. Una grande porta tramite la quale si accedeva all’antica città di Cuma. Forse molti avranno avuto l’occasione di attraversarlo, ma non tutti sanno che la sua storia è legata ad una romantica leggenda.

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Arco Felice Vecchio di Pozzuoli.
  1. Arco Felice Vecchio
  2. Costruzione
  3. Storia e Leggende
  4. Struttura
  5. Trasformazioni
  6. Contatti
  7. Come visitare
  8. Mappa

Arco Felice Vecchio, un monumento che racchiude storia e ingegneria

L’Arco Felice Vecchio rappresenta un’opera di ingegneria e un incantevole monumento storico allo stesso tempo. Questo perché, oltre al fascino estetico che lo contraddistingue, aveva uno scopo soprattutto pratico: collegare Pozzuoli con la città di Cuma, consentendo il transito attraverso il Monte Grillo.

Costruzione dell'Arco Felice Vecchio

Il progetto, realizzato intorno al 95 d.C., faceva parte di un programma di potenziamento stradale voluto dall’imperatore Domiziano. A lui fu appunto intitolata la carreggiata che oltrepassava l’arco, la famosa via Domiziana, un’arteria della più estesa via Appia che collegava Napoli e Roma.

L’obiettivo era ampliare un varco già esistente all’interno della collina denominata Monte Grillo (probabilmente scavato secoli prima dai greci). Un lavoro che ha permesso di creare una fessura più ampia e agevole per il transito. In seguito, quello che poi è stato denominato Arco Felice Vecchio ha automaticamente assunto un ulteriore ruolo, volto a contenere eventuali frane o cedimenti del monte.

Arco Felice Vecchio tra storia antica e leggende

Ad accrescere l'aura di magia che aleggia intorno all’Arco Felice Vecchio è anche la romantica leggenda a cui è connesso. Un tempo, si tramandava un racconto secondo il quale gli innamorati che si baciavano sotto l’arco, attraversandolo insieme, sarebbero stati felici per l’eternità. È proprio grazie a questo mito che l’opera architettonica ha assunto il nome che tutti conosciamo e che ha poi battezzato l’omonima località di Pozzuoli nella quale fu innalzata.

Una bella favola che ci regala tanta immaginazione e che, ancora oggi, ci permette di fantasticare sulle vite che all’epoca si intrecciavano in questi luoghi ricchi di storia. C’è da dire che, leggende a parte, questo tesoro architettonico riesce già di per sé a suggestionare grazie alla sua costituzione, sebbene negli anni abbia subito diverse operazioni di restauro.

Struttura dell'Arco Felice Vecchio

La sua struttura è formata da un grande fornice alto poco meno di 20 metri e largo 6 metri e mezzo, a sua volta sormontato da piccole arcate superiori. Realizzato in opera laterizia e successivamente rivestito di lastre di marmo decorative, l’arco presentava due elementi verticali portanti ai suoi lati, i piedritti. Al loro interno vennero poi scavate due nicchie, destinate ad accogliere delle statue.

Il basamento che sostiene l'Arco con ogni probabilità fungeva da marciapiedi a protezione del transito pedonale. Mentre del basolato originario della strada romana, tratto dell’antica via Domitiana che attraversa l’Arco, è sufficientemente integro ed in buono stato di conservazione. Dell’antica via Domitiana restano qua e là solo alcuni tratti in vista. Esempi sono visibili a Cuma presso la Masseria Poerio e, più avanti, oltre il Casino di Caccia Borbonico di Licola.

Le trasformazioni dell’Arco Felice Vecchio

Come anticipato prima, nel corso del tempo il monumento è stato sottoposto a diversi lavori di restauro. Alcune informazioni riguardo alle possibili modifiche apportate nel tempo possono essere ricavate dalle descrizioni dei viaggiatori del '700, documentate in numerose guide dedicate alle antichità dei Campi Flegrei. Tra queste si distinguono in particolare le vedute riportate nel volume “Avanzi delle antichità esistenti a Pozzuoli, Cuma e Baja” di Antonio Paoli, pubblicato a Napoli nel 1768, dove l'arco è raffigurato dalla prospettiva di chi arriva da Cuma.

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Arco Felice Vecchio, Antonio Paoli, 1768.

Un'altra rappresentazione significativa si trova in una litografia di Philippe Benoist del 1846, che raffigura l'Arco osservato dal lato di Pozzuoli.

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Arco Felice Vecchio, Philippe Benoist, 1846.

L’ultima ristrutturazione risale invece al 2023, grazie alla Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio del Comune di Napoli e finanziata con fondi del Ministero della Cultura. È chiaro, dunque, che l’aspetto dell’Arco Felice Vecchio sia progressivamente mutato negli anni in seguito alle modifiche. Tuttavia, ha conservato comunque il suo fascino, confermandosi ancora oggi tra i più suggestivi resti architettonici immersi nel cuore dei Campi Flegrei.

  • Assuntore di custodia
  • Parco Archeologico dei Campi Flegrei
  • Contatti
  • +39 081 8545776
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  • Prezzo biglietto
  • Ingresso gratuito
    Nessuna prenotazione.
    Ingresso libero.

Come raggiungere l’Arco Felice Vecchio

Il monumento si trova in via Felice Arco 52 ad Arco Felice, Pozzuoli. Ancora oggi le macchine possono transitarvi attraverso, proprio come i vecchi carri del popolo romano. Per osservarlo con attenzione si può accostare l’auto nei dintorni per qualche minuto, giusto il tempo di scattare una fotografia.

Oppure si può arrivare qui in autobus scegliendo una delle linee gestite dall'EAV. La linea urbana Miseno - Cuma o Torregaveta - Ospedale La Schiana con discesa in via Scalandrone per chi proviene da Bacoli. Per chi parte da Pozzuoli centro è possibile utilizzare le linee extraurbane 906, 907, 909, 910 con discesa alla fermata di via Montenuovo Licola Patria Ospedale.

Oltre l'Arco si apre invece il sobborgo dell'antica città di Cuma, dove lungo la via romana si possono osservare rovine di tombe e ville che si susseguono fino alla base della collina di roccia trachitica. Qui, con un'affascinante vista sul mare e su un ampio tratto di spiaggia sabbiosa, sorge l'acropoli di Cuma.

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